Innanzitutto vorrei sentitamente ringraziare la rivista MondoBiliardo, per avermi concesso questo angolo rivolto alla sezione “tecnica”.
Il mio nome è Fabio Margutti, sono una prima categoria di Rieti, autore del libro “Il Biliardo Universale”.
Prima di cominciare questa piacevole sfida che si prefigge di interpretare il biliardo sotto un profilo più scientifico e meno empirico vorrei invitare i lettori ad inviarmi le loro opinioni al seguente indirizzo di posta elettronica: margutti@ilbiliardouniversale.it
In questo mio spazio andremo di volta in volta alla scoperta dei fenomeni e dei principi che regolano il gioco del biliardo, sia dal punto di vista geometrico sia da quello fisico, di solito un po’ meno conosciuto perché meno trattato.
Comincerei la nostra avventura appunto introducendo il binomio fondamentale: biliardo geometrico e biliardo fisico.
il Biliardo Geometrico
La geometria è quella parte della matematica che studia le estensioni e le proporzioni degli oggetti in un sistema spaziale di riferimento.
Questa scienza, per definizione, è perfettamente applicabile al gioco del biliardo. Una delle sue maggiori applicazioni è nel gioco indiretto, di calcio.
Infatti, in linea di principio, la sponda di un biliardo può essere concepita a mò di specchio, per le proprie caratteristiche di elasticità. Qualunque sia la traiettoria in entrata di una biglia verso sponda, ne farà seguito una in uscita esattamente speculare. Le due traiettorie così ottenute creano un triangolo isoscele con il vertice superiore identificabile con il punto d’impatto della sponda. Sezionando il triangolo isoscele otteniamo due triangoli rettangoli simili, quindi con gli angoli dei vertici perfettamente uguali. Chiameremo questi due triangoli A e B, con A che indica il triangolo in entrata e con B quello in uscita. Le ipotenuse di questi due triangoli sono le nostre traiettorie in entrata ed in uscita. Quindi per ogni traiettoria se ne ottiene una perfettamente speculare.
Ribaltando il triangolo B lungo la sponda di mira otteniamo il suo ennesimo speculare, il triangolo C. L’ipotenusa di C è il perfetto prolungamento della traiettoria in entrata verso l’esterno del biliardo.
A conclusione del suddetto semplice ragionamento possiamo asserire che per ottenere un arrivo concreto nel biliardo reale, geometricamente, basta mirare il suo speculare immaginario.
Questo è il postulato cardine di qualunque valido sistema di riferimento nel panorama biliardistico.
Ad esempio, volendo realizzare un birillo rosso di traversino o di candela, per regola, da qualunque parte si miri il suo speculare immaginario otterremo l’arrivo desiderato.
Questo semplicissimo principio geometrico purtroppo applicato al biliardo pratico ha dei limiti sensibili e necessita di una ulteriore conoscenza: la fisica.
il Biliardo Fisico
La sponda dei biliardi internazionali (i moderni biliardi del gioco dei birilli) ha una particolare conformazione, rivolgendosi verso il piano di gioco con una architettura triangolare di altezza pari a circa 37 mm. Poiché il raggio delle biglie è di 30,5 mm la logica vuole che la biglia tenda ad insaccarsi nella sponda al momento del contatto (essendo la pancia della biglia più bassa rispetto al margine della sponda).
Oltretutto, anche se la sponda ha caratteristiche elastiche, è pur vero che la sua elasticità non è perfetta (per elasticità non perfetta s’intende che una parte delle forze viene dissipata e non restituita). Non esiste al mondo un oggetto perfettamente elastico; ad esempio se lasciassimo cadere liberamente una pallina questa, rimbalzando, non raggiungerà mai l’altezza di partenza perché nell’urto col terreno viene dissipata parte dell’energia (in fisica viene definita quantità di moto).
A monte di questo basilare concetto di fisica, quando una biglia urta la sponda, data questa sua conformazione strutturale ed il naturale attrito generato al momento del contatto (fenomeni che capiremo più avanti nel corso di questa rubrica), è inevitabile una variazione della sua traiettoria d’uscita.
Tale fenomeno è inoltre influenzato dallo spin verticale della biglia stessa, ossia dalla sua rotazione in testa (o in sotto) al momento del contatto e subito dopo il contatto, determinando quindi l’alterazione del percorso nel tratto immediatamente successivo all’impatto.
Questi fattori vengono oltremodo accentuati dalla forza con cui la biglia entra nella sponda.
In termini di traiettoria maggiore sarà l’angolo d’incidenza (in entrata) e maggiormente questi fenomeni influenzeranno l’angolo di riflessione (in uscita).
conclusioni
Nonostante queste difficoltà vedremo nel prossimo numero come sia possibile combinare la geometria e la fisica del biliardo al fine di ottenere degli ottimi risultati e dei concreti punti di riferimento.
FABIO MARGUTTI
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